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Trento, sabato 28 ottobre 2006
Relazione di Guido VIALE
su  
IL  CICLO  DEI  RIFIUTI
Da “tutto in discarica” a “rifiuti zero”: problemi e strumenti di gestione dei rifiuti
leggi programma

rassegna stampa

Trento, 3 febbraio 2009
L'umanitÀ si specchia nei rifiuti
Il prof. Guido Viale alla “Scuola Langer”: «Riflettiamo sull’insostenibilità del nostro
stile di vita». L’ambiente, la grande emergenza

da l’Adige di martedì 3 febbraio 2009

Povera Italia
Il professor Guido Viale va giù duro: «In Italia, non solo il governo attuale, ma i governi precedenti hanno dimostrato scarso coinvolgimento nelle questioni ambientali. È lo scoop a determinare la visibilità di un fenomeno: ora non sappiamo più cosa accade in Campania, eppure la situazione non è mutata».

Sabato scorso il professor Guido Viale è stato relatore dell'incontro «Il ciclo dei rifiuti» organizzato dalla scuola «Alex Langer». Economista, collaboratore della «Repubblica» e del «Manifesto» , è consulente su tematiche ambientali. Autore di numerosi testi (tra cui «Governare i rifiuti», Bollati Boringhieri; «Un mondo usa e getta», Feltrinelli; «Vita e morte dell'automobile» , Bollati Boringhieri), si considera un divulgatore, «ma non nel senso di semplificatore: tento di mostrare come un problema specifico si intreccia alla nostra vita».

Cosa ci dice la nostra attuale gestione dei rifiuti dell'atteggiamento delle società sviluppate nei confronti dell'ambiente?
«Oggi ci troviamo di fronte a diffuse emergenze rifiuti. La questione dei rifiuti, più di altre, induce una riflessione sull'insostenibilità del nostro stile di vita e la vanità di molte delle cose che compriamo e facciamo per il nostro benessere. Siamo abituati a considerare gli oggetti immutabili; dovremmo comprendere che essi hanno un ciclo di vita, caratterizzato da due fasi profondamente differenti. Nella prima gli oggetti sono avvolti da un'aura di mistificazione legata all'immagine creata dal design e dalla pubblicità; nella seconda, quando si trasformano in rifiuti, la pubblicità scompare…

Abbiamo la possibilità di comprendere cosa abbiamo veramente consumato». In un certo senso i rifiuti sono il nostro specchio.
«Certamente. Non mentono, sono genuini».

Obama, il presidente degli Stati Uniti, ha attribuito alle problematiche ambientali un ruolo molto importante nel suo programma politico. Una chiara presa di posizione dei governi e della politica nei confronti dei problemi ambientali può determinare un mutamento nell'atteggiamento della società?
«Certo, la politica ha una forte influenza. Indubbiamente il programma politico di Obama modellerà l'atteggiamento degli americani; ma il discorso può essere rovesciato: la vittoria di Obama è stata espressione delle numerose correnti sotterranee che non avevano avuto possibilità di espressione durante il governo Bush. Tra "l'alto" e "il basso" esiste un rapporto dialettico».

È possibile qualcosa del genere in Italia?
«In Italia non esiste un fenomeno simile. Non solo il governo attuale, ma i governi precedenti hanno dimostrato scarso coinvolgimento nelle questioni ambientali. Tra la popolazione la coscienza ambientale è poco diffusa, ma la responsabilità non è sua: l'informazione è monopolizzata dalle forze politiche, sempre le stesse, e pratica una sorta di autocensura. In cerca più di disastri che di buone pratiche, manca di un atteggiamento costruttivo. È lo scoop a determinare la visibilità di un fenomeno: ora non sappiamo più cosa accade in Campania, eppure la situazione non è mutata».

Crede che in questo caso un mutamento dell'atteggiamento della classe politica possa determinare dei mutamenti?
«Ovunque le amministrazioni organizzino bene la raccolta differenziata la popolazione risponde. La Campania, dove la situazione di emergenza ha reso la popolazione più pronta a mettere in atto buoni comportamenti, rispecchia un'Italia in cui la popolazione è più ricettiva delle sue amministrazioni».

Lo stesso discorso può valere per la mobilità dolce?
«Non ho dubbi. La disponibilità della popolazione si è mostrata anche per quanto riguarda la mobilità dolce nelle città. I politici ascoltano i pochi che si lamentano dei blocchi al traffico, ma non la maggioranza degli abitanti, pronta ad accettare nuove proposte che migliorino la qualità della loro vita. L'importante è fare progetti validi e funzionali, mettendo in luce i loro effettivi vantaggi economici: se lo sono, la popolazione è disposta ad accettare l'utilizzo di mezzi alternativi all'auto, oggetto che oltretutto annienta la nostra socialità».

 

Alexander Langer

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